giovedì 16 giugno 2011

IN LEI MI SONO PERSO

Ho avvicinato il mio viso ai suoi capelli, e nel loro profumo mi sono perso.
L'ho ascoltata ridere e prendermi scherzosamente in giro, e mi sono perso.
L'ho guardata camminare, veloce e sinuosa, e mi sono perso.
Ho trascorso ore a scambiarmi messaggi con lei, e mi sono perso.
L'ho sognata di notte, viva e reale come se fosse al mio fianco, e mi sono perso.
Ho pensato a lei così spesso, ricordando il suo sorriso, e mi sono perso.
La conoscevo da poche settimane, ma mi sembravano anni, e in quei ricordi mi sono perso.
Nel colore diafano della sua pelle liscia mi sono perso.
Nei suoi occhi chiari e consapevoli di sé mi sono perso.
E' passato già tanto tempo, lei è sempre più lontana da me,
ma non mi sono ancora ritrovato.

domenica 12 giugno 2011

UNA PROSIA DEI PINK FLOYD SULL'ARIA NOTTURNA

La musica rimpie la stanza. I bassi che pompano. Cori che si levano al cielo. Assoli di chitarra che volano. E noi con loro ci solleviamo sul cielo notturno di Venezia. Roba importante da non sottovalutare quando non sappiamo più quale sia la direzione giusta da prendere. Forse i Pink Floyd non salveranno il mondo, ma sicuramente fanno la loro grossa fetta di lavoro. Un Cannonau di Sardegna mi riporta a terra nelle radici millenarie di un vino che è sangue di un Isola e mi ricordano che per chi ama il mondo e la Vita, tutto è possibile. Non vi sono barriere preconcette ma solo quelle che noi ci portiamo dentro e che, se vogliamo, possiamo far svanire con un soffio di arcobaleno. La pioggia è sempre un fenomeno temporaneo, comunque utile e noi non possiamo pensare al sole senza pensare anche alle sue nuvole.
Non ho occhi per questa notte che voglio cieca come le misteriose creature della terra che indefesse trasformano incessantemente la materia inerte in materia viva, mattoni dimenticati di uno splendido castello infinito che chiamiamo Natura.
Volteggiando sulle note di un assolo è possibile abbracciare il tempo, in una sensazione sola che non ha limiti né costrizioni, perché la Grande Creazione fu una e una sola, come uno ed uno solo è ogni attimo che viviamo e uniche sono le sensazioni che ne proviamo.
Non ricordo più quando tutto cominciò, ma è certo che ebbe inizio perché quello che mi circonda non può essere un caso. Le cose che provo, che sento e che vivo non possono essere un'illusione se sono io stesso a provarle, altrimenti tutto perde di senso e di contatto con il vero, quello ultimo. Io non posso che essere una fusione, consapevole o meno, con ciò che sento perché, in fin dei conti, è l'unico vero modo che ho per sentirmi vivo.
Si riaccende il focolaio notturno di questo suono senza fondo che ci canta che, se vogliamo, nessuno ci potrà fare del male. Fregarsene è una scelta. Di tutto e di tutti, poi non rimane che andare avanti per la propria Via e vedremo che tutte le porte finora serrate si apriranno per noi con un sorriso di vecchi cigolii.
E, se in un soffio di vento lontano nel nord, se in un sorriso fugace di una giovane donna, se nel luccichio di un arcobaleno in uno stagno e mi interrogherò se sia davvero così, allora, trascinato dalla forza vitale di questa musica, mi dirò che alternative non ce ne sono, e che chi nuota insieme alla corrente, non può non andare più veloce e più lontano.
Non ti rimproverò più per tutto ciò che è stato, l'ho superato e sono in Pace con me stesso, ma non accetterò più che tu possa dirmi il perché e il per come. Sarai tu, questa volta, a dover scegliere se stare al gioco e se volgerti altrove perché adesso, finalmente ho capito, non ho più bisogno di te a tutti i costi.
E, se lo vorrò ma solo se lo vorrò, in un prato fiorito e profumato, potrò anche ricordarti bella nel vento, mentre cogli un fiore o guardi un albero che oscilla mellifluo nel vento, E, ne sono certo, non cadrò nuovamente in quel vortice di sogni e sensi di colpa nel quale mi ero perso per anni, perché ho capito, finalmente, che, in fin dei conti, si tratta sempre e comunque di una decisione mia, di nessun altro. Mia e solo mia. Che mi piaccia o no. E allora, nel momento in cui capisci davvero questo, non ti rimane che scegliere, ma quando sei realmente consapevole di come stanno le cose, puoi scegliere in un solo modo: quello giusto. E così ho fatto io e il tuo fantasma si è dissolto in un vapore notturno che si perde tra le fronde scure di questi alberi addormentati. Lento e sinuoso se ne andrà così come lento e sinuoso arrivò. E, non credere, è profondamente giusto che sia andata così, perché evidentemente così doveva andare, non c'è altra spiegazione sensata a tutto questo.
E allora seguimi, seguitemi tutti, in questo viaggio affascinante, Perché in fondo, lo sappiamo, noi ci amiamo a vicenda, non riusciamo a farne a meno, questa è la nostra Natura più profonda, lasciamo perdere tutto il resto. Un percorso fatto di luci e ombre, lungo e in salita, ma la veduta che si gode da lassù, Ve lo assicuro, ne vale davvero la pena. E se l'ho fatto io che sono un pigro inguaribile, perché non dovreste riuscirci Voi?
Perché quel Cuore che batte nel Vostro petto batte alla stessa velocità e agli stessi ritmi del mio, non confondiamoci, è lo stesso che pompa il sangue a tutte le cellule del mio corpo. E allora, di grazia, perché mai Io dovrei essere diverso da Voi o Voi da me? Pensateci un attimo seriamente. Non ha molto senso, o no?
Che forse non la sentite questa Musice che sale verso l'Alto, che lentamente ma senza soste sta salendo uno ad uno i gradini della Scala del Cielo? Che forse non sentite questo assolo accompagnato da una voce umana che sembrano una cosa? Che forse non sentite questo coro da circolo intorno ad un falò davanti ad un mare troppo immenso per essere compreso? Prestate attenzione un attimo, con calma, aprite il cuore e la mente, lasciate che l'energia fluisca, e subito sentirete anche Voi. E' inevitabile. Visto che il Grande Messaggio non può che essere uno solo ed è qua davanti a Noi in ogni momento della nostra Vita.
Nascondersi, ignorare ed essere ignavi non serve a niente perché i nodi, come i conti, tornano sempre al pettine e se non è ora sarà poi. Ma sarà. E, allora, non è forse meglio accettare, riconoscere e allargare le braccia in quello che, alla fine della fiera, è un abbraccio universale, oserei dire cosmico.
Un unico abbraccio che ci porterà tutto quello di cui abbiamo davvero bisogno, tralasciando tutti gli scarti e i relitti inutili. Non mi pare roba da poco. Stiamo parlando, tutto sommato, di un affare vantaggioso, o no? Del Venditore di questa Merce io, gira e rigira, so ben poco, e, quindi, non mi rimane che giudicare dal tipo di prodotto che mi presenta. E devo dire che, come lo rigiri, è un prodotto che ha il suo perché. Non sarò certo io a negarlo visto che farlo sarebbe, comunque, una sciocchezza.
E, allora, non è forse meglio abbandonarsi a questa danza di assoli umani e voci ultraumane che scandiscono l'etere mentre strumenti che arrivano direttamente dal tempo tengono un ritmo perfetto in assolanza lasciva con il ritmo della Creazione? Dico bene? Questo, ammettetelo, non mi pare un suggerimento da poco, e allora, arrivi da dove arrivi, ascoltiamo e seguiamone i passi convinti della bontà della destinazione verso la quale essi ci portano.
Perché, mi pare evidente, stare fermi senza essere sicuri di quale strada prendere, è sempre e comunque peggio di muoversi e prendere una strada della quale forse non siamo convinti al cento per cento, ma che ci fa sentir meglio delle altre.
In fondo, non siamo che un falò di emozioni.



LE TERMOPILI, BERLUSCONI E MONTESQUIEU E UN NUOVO RINASCIMENTO. UNA RICETTA PER SALVARE LA DEMOCRAZIA

Democrazia. Il totem magico della civiltà occidentale. Un sistema di valori e di regole che ha progressivamente sostituito a livello ideologico la teocrazia della Chiesa di Roma, così come avevano cercato di fare, fallendo, i nazi-fascismi e i comunismi del XX secolo. In una società secolarizzata che ha perso molto della propria fede nel mistero e nel sovrannaturale (pur non avendone perso, va detto, l’esigenza), la democrazia è stata assurta a panacea universale per la gestione di società sempre più complesse quali quelle moderne sono. E a ragione, visto che non si può non condividere Churchill, secondo cui la democrazia è la peggior forma di governo, escluse tutte le altre. Insomma, da quando le città-stato greche hanno fermato a Termopili i persiani di Serse furono gettate le basi di un sistema filosofico e di pensiero che si sarebbe lentamente espanso in tutto l’Occidente, in contrapposizione ai sistemi orientali assolutistici di provenienza asiatica, nei quali possiamo tranquillamente far rientrare anche la mostruosità del faraone sanguinario chiamato Stalin.

Se i greci riuscirono a fermare il morbo totalitario persiano, altrettanto non si riuscì a fare in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale. E così, complici l’avidità senza fondo e la voracità insaziabile dei grandi industriali dell’epoca liberale che crearono con milioni di reietti affamati il terreno fertile, ecco arrivare ancora da Est una nuova grande pestilenza ideologica: il comunismo.

Implosa la Cortina di Ferro, la Repubblica Ceca torna a pieno titolo ad essere un rappresentante del mondo Occidentale. Un paese che si beneficia della sua posizione geografica, spartiacque tra Occidente e Oriente, tra mondo germanico-latino e mondo slavo. Un paese destinato ad oscillare tra l’inclinazione da una parte verso la slavofilia, derivante dall’etnos, dal logos e dall’educazione primaria impartita dalla missione evangelizzatrice dei maestri Cirillo e Metodio, macedoni beneficamente coltivati nella cultura greca, e, dall’altra, l’anelito alla libertà, il riformismo e l’autodeterminazione che ha trovato nel professor Jan Hus il suo più commovente e sfortunato messia. Un paese piccolo, forse, ma, come tutti i baricentri, anche la Repubblica Ceca, equilibrista tra Ovest ed Est, in realtà è la piccola bolla d’aria della livella tra Occidente ed Oriente.

Se volgiamo lo sguardo all’oggi, sembra che, nonostante tutto, i principi democratici del paese boemo siano saldi. Infatti, a differenza di altri paesi, ahimè Italia compresa, la debolezza dell’ultimo governo, la sua bassa popolarità e l’evidente incapacità di lottare efficacemente contro la corruzione, non ci hanno reso spettatori della crescita di partiti populisti, xenofobi ed estremisti, che con il loro vaniloquio antisistema cerchino di catalizzare il malcontento degli elettori.

Eppure alcuni dati recentemente pubblicati da Respekt sulle aspettative e la fede tra i cechi, giovani in particolari, verso la democrazia come sistemo di governo dovrebbero metterci in allarme.

Cosa ne desumiamo? Che i nostri figli, le generazioni future che diventeranno i pilastri su cui poggerà la nostra società, sembrano non credere più nel sistema democratico. Non avendo vissuto da vicino l’orrore del suo opposto, non possono non risentire di un sistema che, se formalmente libero, all’atto pratico sembra tenere davvero di poco conto le aspirazioni dei cittadini. Se gli elettori non sono più disposti a tollerare la corruzione, ecco tutti i candidati promettere meno corruzione. Le urne danno loro ragione, ecco pronto il nuovo governo e... eccoci al punto di partenza: la corruzione continua indisturbata a succhiare le risorse del paese. Allora, forse, dovremmo ringraziarli (o biasimarli?) se non intraprendono vie violente e, invece, prediligono azioni locali, magari non governative, che mirano alla soluzione di problemi concreti. Iniziative certamente utili e lodevoli ma che rischiano di lasciare campo libero ai poteri forti della politica nazionale se devono avere come effetto una crescente diserzione delle urne.

Questo per la Repubblica Ceca. Volgiamo allora adesso il nostro sguardo verso un teatro politico diverso, non certo più importante ma sicuramente più teatrale, esasperato e, ammettiamolo, anche più entusiasmante: l’Italia. Qua serve un approccio ben diverso. Parto dal presupposto che ai lettori sia nota, almeno in via generale, la tragica situazione in cui versano le istituzioni italiane, sottoposte giornalmente all’attacco di un solo uomo disposto a far affondare l’intero paese in una guerra civile pur di sottrarsi alla giustizia che, in modo del tutto legittimo, sta indagando sul suo torbido passato e il suo vergognoso presente. Ma se quest’uomo (non serve nominarlo, sappiamo tutti di chi parlo), questo affabulatore populistico è lì dove si trova e se ha occupato quello scranno per 17 lunghi, troppo lunghi, anni, ciò non può essere imputato ad un colpo di stato modello sudamericano (se non altro Pinochet e compagnia si era autolegittimato con la violenza con cui hanno conquistato il potere), né ad una rivoluzione che abbia legittimato l’ascesa al potere del magnate della mistificazione. No, se è lì lo dobbiamo proprio a quella democrazia di cui sopra. Sì, è così. Soffermiamoci a riflettere un attimo su questa tragedia. Quell’uomo che sta distruggendo le istituzioni, sta attaccando la costituzione, sciogliendo lo stato sociale, creando una generazione di yes-man, di marionette sempre pronte ad obbedire al capo, di giovani donne che non vedono alternative all’uso del proprio corpo per conquistarsi un posto al sole, ebbene quell’uomo è lì perché è stato liberamente eletto, e, dunque, è legittimamente al potere. Le sue leggi, i suoi decreti, per quanto deprecabili, sono legittimi: votati da una maggioranza eletta. L’unica diga al dilagare del male rimane, allora, la Corte Costituzionale che ha il potere, applicato per esempio nell’abolizione del legittimo impedimento, di dichiarare incostituzionale una legge quando, purtroppo, il complesso, e costoso, sistema politico italiano non riesce a fermare prima una legge contraria alla carta costituzionale. Mistificando volontariamente la libertà con la liceità questo personaggio rivendica la legittimità di governare, così lui chiama la difesa dei propri interessi a scapito dell’intero paese, con il risultato delle urne.

E allora questa democrazia funziona o no? Tecnicamente pare di sì. Gli italiani che lo hanno votato non erano costretti a farlo, non avevano il fucile puntato alla tempia, i seggi elettorali non erano presieduti dalle sue milizie come avviene in tanti regimi dittatoriali dove le elezioni sono solo delle farse (così com’è stato nell’allora Cecoslovacchia per quarant’anni, ricordo mio nonno che si rifiutava di andare a votare e le preghiere di mia nonna, che mal vedeva le sue piccole aspirazioni di ribelle, e lo pregava di non creare problemi). Ma allora perché milioni di persone lo hanno votato?

A mio avviso un fenomeno così complesso ha due risposte relativamente semplici. La prima è cosa nota: l’80% degli italiani valuta i politici in base a quello che vede in televisione e la televisione è nelle sue mani, questo è evidente. È vero che oggi chi lo desidera ha molti modi per informarsi in modo autonomo e libero. Il mezzo principe è Internet dove, con un po’ di impegno, è possibile farsi un’idea più chiara su come stiano realmente le cose. Le informazioni ci sono, quella che manca è la voglia di cercarle. La maggior parte delle persone non sono interessate alla politica come lo può essere un giornalista, uno scrittore o un opinion maker. Sentono il dovere di votare, ma per farlo non vogliono dover affrontare chissà quali analisi, dibattiti o approfondimenti. La loro vita è altrove. Questo non riguarda solo l’Italia. È comprensibile e legittimo che sia così. Se a questo aggiungiamo che l’Italia è un paese che, dai tempi dei Comuni, vive diviso in mille fazioni e che gli italiani sono per cultura e per storia intimamente e profondamente “faziosi”, ovvero sempre schierati con qualcuno, emotivamente, qualcuno che difenderanno e giustificheranno indipendentemente dalla realtà dei fatti, se a questo aggiungiamo il potere mediatico di questo mostro televisivo, allora già ci stupiamo meno del suo potere.

La seconda ragione è intimamente connessa con la prima e possiamo ricercarla in un dato molto interessante pubblicato da Beppe Severgnini sul suo validissimo “La pancia degli italiani. Berlusconi spiegato ai posteri” (che consiglio a tutti vivamente di leggere): solo il 3-4% degli elettori del caimano sono laureati. Cosa significa ciò? È forse un male? Sì e no. No perché tutti, compresi i non laureati, hanno il diritto di essere rappresentati. Ma è anche un male se pensiamo che la politica non può limitarsi alla rappresentanza di tutti gli interessi ma deve aspirare anche ad indirizzare la società, a migliorarla e questo lo può fare soltanto una classe politica istruita.

Cosa ne desumiamo, allora? Che esistono due grandi rischi per la democrazia: il controllo dell’informazione e l’attacco all’istruzione. Anche le teorie economiche, tanto decantate dai pensatori di destra del mainstream che dominano la scena politica mondiale dagli anni 80 in poi, prevedono che un mercato possa funzionare bene solo quando gli operatori sono ben informati sui prodotti e i servizi, quando sono in grado di comparare efficacemente i prezzi e le qualità delle offerte. Allora saranno in grado anche di scegliere correttamente, cosa che porterà ad una migliore allocazione delle risorse. Se ho davanti a me due mozzarelle simili, una costa meno e ha la diossina, una costa di più ed è biologica. Sarei un pazzo se comprassi quella con la diossina, ma se io non ho questa informazione finirò per acquistare proprio quella. L’arena politica non è troppo diversa. Gli elettori sono come dei clienti, il loro voto è la scelta che fanno e la gestione politica il servizio che acquistano, l’eletto il loro fornitore. Appare lapalissiano che per scegliere correttamente abbiano bisogno di un’informazione libera, completa e veritiera. Ma è sufficiente? No, perché, tutto sommato, in Italia esistono programmi, pochi purtroppo, che offrono informazione plurale, eppure non convincono le persone che poi votano il mostro. Perché? Sono forse più stupidi degli altri? No. Sono in malafede? No. Sono legati al mostro? No (escluso il suo entourage di ruffiani e di cortigiane). La risposta è semplice: non sono istruiti come gli altri. Ovvero non hanno quegli strumenti concettuali e culturali necessari per analizzare e decodificare le informazioni valutandone così la veridicità e la bontà. Perché le informazioni non sono neutre. Non è una questione di gusti, le informazioni contengono i semi del Bene o del Male. Questo spiega come milioni di persone possano davvero credere alle frottole quotidianamente propinate dai telegiornali controllati dal caimano.

Come se ne esce? Innanzitutto bisogna difendere la libertà di informazione e la sua qualità. Bisogna premiare i giornalisti bravi e punire severamente quelli cattivi che si macchiano intenzionalmente di disinformazione, a questo dovrebbe servire l’albo dei giornalisti. Secondo, forse più complesso, garantire realmente l’accesso universale all’istruzione, un’istruzione che sia davvero di qualità, ma non solo: è necessario creare un sistema che imponga alle persone di istruirsi costantemente, un sistema che nel tempo, gradualmente, aumenti il livello di istruzione, di cultura, di sapere nella società. Di questo si gioverà non solo la democrazia con operatori istruiti, ben informati che poi sapranno scegliere in modo migliore, ma se ne gioverà il benessere di tutta la società. È stato ampiamente dimostrato che l’HDI, Human Development Index, ovvero l’indicatore dell’ONU che misura il benessere e la qualità della vita nei paesi del mondo, maggiore è l’istruzione media, maggiore il benessere, la tutela dell’ambiente etc. Se i paesi arabi sono in rivolta è perché sono stati “contagiati” dalle informazioni libere: internet e tv satellitare. Hanno veduto, saputo e ora rivendicano i loro diritti. L’Italia va in direzione opposta. La gente sa sempre meno e rinuncia ai propri diritti, conquistati con il sangue e il sudore dei loro padri e dei loro nonni nelle fabbriche, nelle trincee. Dobbiamo fermare questo declina, invertire questa tendenza al rimbecillimento generalizzato della società che fa comodo solo a chi la vuole controllare e manipolare. I soldi all’istruzione, alla cultura, all’informazione libera e alla salute devono essere tutelati costituzionalmente nei bilanci statali con percentuali fisse, crescenti nel tempo, che non possono essere modificate dalla politica. Se c’è bisogno di risparmiare aumentiamo le tasse, tranquillamente a tutti, ricchi e non solo, anche i poveri, contribuiamo tutti se serve, rinunciamo a treni supercostosi e veloci, andiamo più piano e risparmiamo, rinunciamo ad un’autostrada, arriveremo più tardi ma risparmieremo, risparmiamo davvero sulla corruzione, tagliamo enti inutili e costosi, impediamo realmente la fuga dei capitali, combattiamo davvero l’evasione fiscale, abbassiamo pure le tasse, se ci pare di pagare troppo, ma guai a chi non le paga. Ma, signori politici, non dobbiamo MAI risparmiare sul sapere, sulla cultura perché ne deriva un detrimento di lungo termine che può distruggere la nostra società, il cui benessere è stato costruito proprio sulla diffusione dell’istruzione, non certo sul grande fratello, le donne nude e i varietà per cerebrolesi. L’Italia con il mondo classico e con il Rinascimento ha posto le basi della cultura dell’intera Europa, tutti i nostri vicini ci sono grati per questo e lo riconoscono venendo in milioni a visitare ogni anno questo incredibile lascito culturale. Oggi, 20 secoli dopo gli splendori aurei degli apici dell’impero romano, 5 secoli dopo la grande rivoluzione culturale portata dal Rinascimento, stiamo mostrando a tutta l’Europa il rischio di non investire nella cultura. Ancora una volta stiamo dando un grande messaggio al mondo, questa volta in negativo. Stiamo attenti a questi segnali, non abbattiamoci, resistiamo e, se necessario, combattiamo per la nostra libertà, la nostra dignità e i nostri diritti: ovvero, combattiamo per il nostro sapere perché è nel sapere che è la vera libertà per l’uomo.

Il nuovo grande Rinascimento della filosofia politica del XXI secolo deve essere quello di, nell’equilibrio tra il potere esecutivo, giudiziario e quello legislativo di Montesquieu, aggiungerne un altro: il potere del sapere, dell’istruzione e della cultura. Un potere indipendente, forte, tutelato a livello costituzionale e con pari diritti e doveri rispetto agli altri tre poteri classici. Altrimenti, potremo anche continuare a vantarci di avere libertà di voto e libertà di espressione, ma a cosa, e soprattutto a chi servirà se le persone sono e saranno sempre più incapaci di votare e di esprimersi?

Prosia di una notte morbida e silente

Le tre di notte. Provato da una cena luculliana a base di prelibatezze e vini profumati, una pioggia leggera profuma l'aria di umidità e un tram nuovo scintillante fende liscio il silenzio ovattato di questa notte morbida. Non mi chiedo più perché, ma come. Galleggio leggero su un letto di piume pieno di sensi di colpa sgonfiati e muti, come degli sgraditi ospiti che sono tornati da dove sono venuti.
Due voci femminili davanti a me cantano come passerotti tra monili colorati. Il profumo e il colore dei loro capelli è una risposta ad una domanda troppo grande che da secoli risuona nell'eco infinita del tempo. Non vedo strade alternative a quella già tracciata dall'umanità e che nella vita e nella morte inevitabilmente mira a Dio. Essenza ultima dell'esistena. Poi, non serve più nulla.